mercoledì 4 giugno 2014

SCREENING DEI TUMORI DEL COLON-RETTO

l tumore del colon-retto è una malattia che colpisce l’ultima parte dell’intestino fino al retto; rappresenta uno dei tre tumori più frequenti sia per gli uomini sia per le donne.  E’ uno dei tumori tipici delle società del benessere (paesi occidentali) ed è influenzato certamente da fattori familiari, ma altrettanto certamente dall'alimentazione. Il rischio è minore nei paesi poveri dove l’alimentazione è basata soprattutto su prodotti di origine vegetale (ad alto contenuto di fibre) e dove il consumo di carni è limitato.

Il rischio di ammalarsi aumenta progressivamente dopo i 50 anni: il 90% delle diagnosi avviene dopo questa età. Come per buona parte dei tumori, la possibilità di ottenere la guarigione con intervento chirurgico è direttamente correlata con la precocità della diagnosi. Infatti la sopravvivenza a 5 anni arriva al 98 % per lo stadio A, mentre per lo stadio C scende al 42% .
Molti dei tumori del colon-retto vengono diagnosticati dopo la comparsa di sintomi; i più frequenti ed in genere i primi a comparire sono: proctorragie (emissione di sangue visibile nelle feci), alterazioni significative delle evacuazioni intestinali e anemia. La diagnosi in presenza di sintomi, rivela spesso tumori in stadio B o C. Per tali ragioni è fondamentale riuscire a diagnosticare il tumore prima della comparsa dei sintomi (fase asintomatica).
Questo è il primo scopo dello screening (diagnosi precoce).

La maggior parte dei carcinomi colon rettali si sviluppa a partire dai polipi adenomatosi che, in una bassa percentuale di casi, possono trasformarsi in tumore, attraverso un processo a più fasi che coinvolge fattori genetici e ambientali. La scoperta di adenomi con una colonscopia e la loro asportazione (polipectomia endoscopica) eliminano le lesioni che negli anni successivi potrebbero evolvere in tumore (figura 1).


Non tutti gli adenomi di trasformano in carcinoma (rischio calcolato dello 0,25% ogni anno) e tale trasformazione è un processo lento che si completa in un lasso di tempo di 7-15 anni. In tale periodo nella maggior parte dei casi  non compaiono sintomi.
Il secondo scopo dello screening è appunto la scoperta e l’asportazione degli adenomi (prevenzione secondaria).
Lo screening del carcinoma colon rettale è rivolto a uomini e donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni. Si tratta di un intervento rivolto a persone asintomatiche che ha l’obiettivo di diagnosticare precocemente le forme tumorali, al fine di avviare tempestivamente il trattamento terapeutico più appropriato; consente, inoltre, di individuare e rimuovere i precursori neoplastici (polipi adenomatosi).
L’adesione allo screening è completamente gratuita in ogni sua fase. Purtroppo però, dopo 7 anni dall’inizio, essa supera di poco il 40% dei soggetti convocati, pur essendo presente un progressivo incremento rispetto ai primi anni (2005-06).
L’efficacia dello screening nella riduzione della mortalità per tumore colon rettale è stata dimostrata in quanto la diagnosi precoce aumenta la possibilità di sopravvivenza.
Generalmente uno dei primi segni di un tumore o di un polipo intestinale è il sanguinamento all’interno del lume intestinale, con conseguente presenza di sangue nelle feci, spesso in tracce non visibili.
La prima fase dello screening utilizza perciò il test della ricerca del sangue occulto fecale che permette di rilevare la presenza di sangue nelle feci, anche quando la quantità presente è talmente piccola da non essere visibile a occhio nudo. Il test non diagnostica il cancro intestinale ma rivela la necessità di sottoporsi a esami di approfondimento (colonscopia).
Il prelievo del campione di feci è rapido e semplice: ogni persona invitata può eseguirlo autonomamente a domicilio e successivamente riconsegnarlo alla farmacia.In caso di negatività del test, questo dovrà essere ripetuto ogni 2 anni (richiami sempre a carico dell’ASL). In caso di positività, presente nel  4-6 % della popolazione in tale fascia di età, sarà prenotata una colonscopia. La probabilità di presenza di tumore nei soggetti con test positivo è circa del 3% (nel 2006 era del 7%), mentre quelli di adenomi è quasi del 40%. Vale a dire che quasi nella metà dei soggetti con test del sangue occulto fecale positivo, per i quali viene richiesta una colonscopia, sarà dimostrata la presenza di una lesione tumorale (spesso ai primi stadi) o dei suoi precursori; ciò senza contare le lesioni benigne che vengono diagnosticate e avviate alla terapia. Ogni anno vengono diagnosticati e trattati circa 70 cancri colon rettali, 450 adenomi ad alto rischio e 300 adenomi a basso rischio nel territorio dell’ASL.
Aderire allo screening è un atto dovuto a se stessi e alla propria famiglia.
tratto dall’incontro pubblico di Informazione Sanitaria “Prevenzione del Tumore del Colon-Retto” – Abbiategrasso – 5 novembre 2013: organizzato da MDCM – AMA – ASL Milano 1

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